Questo articolo non vuole essere una recensione, ma più un’analisi degli elementi buddhisti presenti nell’opera. Se non avete letto il manga fino all’ottavo volume compreso, sappiate che sono presenti diversi spoiler, più o meno importanti.
Land of the Lustrous (宝石の国 Hōseki no Kuni) è un manga scritto e disegnato da Haruko Ichikawa. In Italia la serie viene pubblicata a partire da maggio 2020 da Edizioni BD per l’etichetta J-Pop. Un adattamento anime prodotto dallo studio Orange è stato trasmesso in Giappone nel 2017 e disponibile sottotitolato su VVVVID.
Gli eventi di Land of the Lustrous hanno luogo in un mondo post apocalittico in cui la razza umana non esiste più e al suo posto sono nate alcune gemme antropomorfe e asessuate che vivono in una comunità guidata da un maestro. Tali gemme vengono cacciate da alcuni esseri provenienti dalla Luna, chiamati seleniti, che vogliono catturarle per farne armi, gioielli e decorazioni.
Ogni gemma svolge un incarico specifico affidato da Kongo, il maestro. Il più delle volte, i compiti assegnati loro sono determinati dal grado di durezza della singola gemma. Il protagonista della storia è Phosphophyllite, la gemma più giovane. Dato il suo basso grado di durezza, solo tre e mezzo, i compiti in grado di svolgere sono molto limitati. Tuttavia, dopo aver incontrato Cinnabar, una gemma isolata dai suoi compagni a causa del veleno che emette, il suo atteggiamento cambia e il desiderio di aiutare Cinnabar lo porterà a intraprendere un lungo e difficile percorso di cambiamento.
ICONOGRAFIA BUDDHISTA
Il primo evidente riferimento a questa religione, è senz’altro la figura del maestro Kongo, chiaramente ispirata a quella di un monaco buddhista. Non è un caso che Ichikawa lo abbia disegnato in questo modo, dato che più avanti si scoprirà essere una macchina per preghiere realizzata dagli ultimi esseri umani. Il suo vero nome è Kongo Daijihisho Jizo Bosatsu.
Bosatsu è la parola giapponese per bodhisattva, una persona che, pur avendo raggiunto l’illuminazione e quindi esaurito il ciclo delle sue esistenze terrene, sceglie di rinunciare temporaneamente a entrare nel nirvana e di continuare a rinascere, mossa dalla compassione, per dedicarsi ad aiutare gli altri esseri umani a raggiungerlo, spendendo per loro i proprio meriti. In Giappone Jizo Bosatsu è considerato la divinità protettrice dei defunti, dei viaggiatori e dei bambini morti prematuramente o mai nati. Dato il loro comportamento, la loro piccola stazza e la mancanza di caratteristiche sessuali, le gemme potrebbero essere anche viste come bambini agli occhi di Kongo.
I principali antagonisti delle gemme e di Kongo sono i seleniti, esseri dalle tinte color avorio che compaiono nel cielo per catturare le pietre preziose. Il modo in cui arrivano ricorda molto il raigō (来迎), l’apparizione del Buddha Amida, accompagnato a volte da due bodhisattva, altre da diverse creature celesti chiamate tennin (天人), su una nuvola al momento della morte di qualcuno. Amida recupera l’anima del defunto e fa ritorno con essa alla Terra Pura. In Giappone la credenza del Paradiso Occidentale è la più popolare.
Inoltre, quando la figura al centro viene tagliata, si può notare un motivo a fori che ricorda la radice di loto. Nel buddhismo, il fiore di loto è simbolo di purezza del corpo e della mente. Indica l’elevazione dell’uomo alla spiritualità. Esso affonda le proprie radici nel fango, ma si erge puro e incontaminato. Questo fiore ha anche un ulteriore significato nella cultura buddhista. Una delle sue caratteristiche, infatti, è quella di aprire la corolla di giorno e richiuderla durante la notte. Per i buddhisti questo simboleggia la rigenerazione e la forza vitale. Il fatto che i seleniti non scendano sulla terra di notte è dovuto al fatto che essi riposano, proprio come i fiori di loto.
Altra cosa, se si pensa alle gemme come alle anime degli uomini in cerca di salvezza, il loro recupero da parte dei seleniti può essere visto come il naturale corso degli eventi. Fare ritorno alla luna è infatti un tema ricorrente nel folklore giapponese, basti pensare al racconto Storia di un tagliabambù (竹取物語 Taketori Monogatari) da cui è stato tratto il recente film d’animazione La storia della principessa splendente. La principessa Kaguya viene portata sulla Luna da creature celesti, perché non apparteneva a questo mondo e stare sulla Terra la faceva soffrire. Allo stesso modo, in Land of the Lustrous, Cinnabar vuole essere catturato dai seleniti, perché soffre immensamente e si sente alienato, non potendo stare vicino a nessuno. Nella sua disperazione, Cinnabar intravede nel rapimento un’opportunità per liberarsi da questo infinito dolore.
I SETTE TESORI
Ichikawa stessa ha ammesso, in un’intervista, di aver avuto l’ispirazione per Land of the Lustrous mentre frequentava una scuola buddhista a cui si era iscritta senza esserne a conoscenza. Dopo aver appreso che il Paradiso Occidentale è adornato con pietre preziose, iniziò a chiedersi da dove venissero queste gemme, pensando che sarebbe stato interessante se dovessero essere raccolte per le decorazioni. Non sorprende che questo elemento si possa ritrovare anche all’interno della storia, nelle parti che compongono Phosphophyllite. I sette tesori che adornano la Terra Pura del Buddha Amida sono: oro, argento, lapislazzuli, madreperla, agata, quarzo e corniola.
Proviamo a ripercorrere dall’inizio tutte le trasformazioni di Phos. Come prima cosa, perse le gambe, che Rutile gli sostituì con parti di conchiglia (agata e quarzo). Dopo che le banchise gli staccarono le braccia durante l’inverno, queste furono sostituite da una lega d’oro e platino. Sempre Rutile gli attaccò la testa di Lapis Lazuli sul collo e quando i seleniti lo portarono sulla Luna, Aechmea gli impiantò una perla sintetica al posto del suo occhio sinistro, così da poter monitorare i suoi movimenti. Basandoci su questi eventi, possiamo ipotizzare che Phos abbia già ottenuto sei dei sette tesori, e che una delle gemme rosse, Cinnabar o Padparadscha, potrebbe essere l’ultimo componente.
SOFFERENZA ETERNA
Dato che sia le gemme che i seleniti non possono morire, il ciclo di vita, morte e rinascita si trova a un punto di stallo. Una credenza generale che pervade le diverse interpretazioni culturali del buddhismo è l’idea che recitare i sutra per i morti li aiuti ad andare avanti. Tuttavia, la mancanza di diverse informazioni riguardanti il passato dovuta all’annientamento della razza umana, fa sì che in questo mondo, le anime umane restino permanentemente nel limbo, senza qualcuno che le purifichi. Come spiegato nel manga, l’unico in grado di scomporre e purificare le anime dei seleniti è Kongo, ma a causa di un malfunzionamento la macchina ha smesso di pregare.
Questa immortalità non è segno di aver raggiunto la salvezza o l’illuminazione, ma bensì un prolungamento della sofferenza esistenziale di coloro che sono coinvolti. Questa oscurità di fondo, fa capolinea già nel primo volume, quando Rutile, parlando di Cinnabar, afferma che:
Un lavoro duro ma necessario è una buona medicina per evitare che abbia dubbi sulla ragione della propria esistenza. Noi, che non possiamo morire, non possiamo fare altro che resistere, finché non penseremo a una soluzione.
Ogni gemma è costantemente alla ricerca di un significato nella vita attraverso i compiti affidati dal maestro Kongo, ma l’equilibrio è molto tenue. Pensate a Phos che ha vissuto per trecento anni senza aver mai fatto alcunché di utile, costantemente guardato dall’alto in basso, solo per poi assistere alla cattura di Antarcticite, il suo unico amico che si è sacrificato per salvarlo.
Immaginate le gemme più anziane, costrette a sopportare per l’eternità il dolore dovuto alla perdita dei loro compagni, soffocate dal senso di colpa di non essere riuscite a proteggerli, ma soprattutto dal fatto di essere ancora in vita. Questo senso di colpa è evidente soprattutto nel personaggio di Yellow Diamond:
Con lui sarà al sicuro, no? A differenza di me, Bort non commette un errore dietro l’altro, né perde i suoi compagni. Dimmi che è la scelta giusta. Sono esausto, ci ho pensato così tanto… Posso sdraiarmi di fianco a te?
Pensate a Cinnabar, relegato nella notte, conscio del fatto che, seppur lentamente, il suo corpo immortale finirà con il contaminare l’ambiente circostante e avvelenare i suoi compagni. Questo senso di insoddisfazione e dolore dovuti al semplice fatto di esistere possono essere correlati al concetto buddhista del dukkha (sofferenza), uno dei tre segni dell’esistenza. I successivi cambiamenti di Phos sembrano incarnare gli altri due segni dell’esistenza: l’anattā (non sé) e l’anicca (impermanenza). Ogni volta che Phos sostituisce una parte di sé, la sua struttura diventa infatti sempre più labile, perdendo anche parte della sua personalità originale.
Il desiderio di scoprire la verità a tutti i costi lo porterà all’illuminazione o alla disperazione più totale?
Fonti: cbr.com, konomanga.jp