Molte lingue hanno nel loro vocabolario alcune parole uniche, impossibili da tradurre. Il più delle volte queste parole rappresentano un concetto tipico di una determinata cultura ed è proprio per questo motivo che non esiste un termine equivalente nelle altre lingue.
Il fatto di dare un nome a un particolare momento, stato d’animo, sensazione e gesto, significa innanzitutto riconoscerlo in quanto tale e dargli una determinata importanza. Qui di seguito ho elencato cinque parole giapponesi intraducibili in italiano e che molto dicono circa la società giapponese e il suo spirito.
SHINRINYOKU
Il significato letterale di questa parole è “bagno nella foresta”. Si riferisce al fatto di fare una camminata tra gli alberi per il loro potere terapeutico e ristorativo. Alcuni scienziati hanno infatti scoperto che passeggiare nei boschi può ridurre la pressione sanguigna e liberare la mente dal troppo stress.
KUIDAORE
Questa parola implica una certa stravaganza per l’amore per il cibo e le bevande, un amore così grande da spendere tutto il proprio stipendio in pietanze costose e non. Quasi una sorta di morbosità. Interessante notare come il termine sia composto dalle parole kū (食う) “mangiare” e taoreru (倒れる) che significa “andare in bancarotta”.
KAROSHI
La parola significa letteralmente “morte per troppo lavoro”. Il fatto che esista una parola per una cosa del genere molto ci dice circa la società giapponese. Questo termine è il più delle volte associato ai cosiddetti sarariman (サラリーマン) ossia gli impiegati, la cui cultura aziendale prevede lunghe giornate di lavoro. Il ministero del lavoro giapponese ha ufficialmente definito karōshi quando qualcuno lavora più di cento ore di straordinario il mese prima della sua morte.
Grazie Nicola per questa immersione nella cultura del popolo giapponese. Da appassionato di lingue ed alfabeti non posso che apprezzare queste perle che di tanto in tanto affiorano dal web. Chi conosce Wittgenstein e la sua citazione più nota:” i limiti del mio linguaggio costituiscono i limiti del mio mondo”, ne potrà dedurre utili meditazioni sui modi e i fini del viaggiare.
Un’altra parola casualmente scoperta in un blog di un’ italiana è Komorebi che meriterebbe a pieno titolo di essere aggiunta al tuo elenco.
Sono felice che ti siano piaciute! Ho già in mente di realizzare un secondo articolo più avanti e di sicuro inserirò questa parola che mi hai detto. Devo dire la verità, non la conoscevo!