Il mondo delle creature dell’immaginario collettivo giapponese è popolato da entità assai diverse tra loro non solo per aspetto, ma anche per origine e per livello di malvagità.
Ma che cosa sono gli yōkai? E i bakemono? Gli yūrei possono essere considerati anch’essi yōkai? A prima vista possono sembrare domande semplice, ma non è così. Non c’è una vera e propria risposta, ognuno di noi ha le proprie idee, le quali non sempre coincidono con quelle degli altri. Questo perché il folklore non è una scienza, non è qualcosa di razionale che può essere spiegato con delle formule o con dei ragionamenti.
Tuttavia, si può affermare con una certa sicurezza la divisione del mondo demoniaco in quattro grandi categorie.
YŌKAI
Gli yōkai (妖怪), termine traducibile con “apparizione misteriosa”, sono forse le creature più famose dell’immaginario collettivo giapponese. Possono essere chiamati anche mononoke (物の怪). Solitamente hanno una forma che ricorda quella di un animale, come i famosi kappa (河童), creature dalla pelle verde e squamosa, mani e piedi palmati e che portano sulla schiena un guscio simile a quello di una tartaruga. Questi esseri hanno una doppia natura: possono portare ricchezza e fortuna a chi li incontra sul loro cammino oppure possono rivelarsi malvagi e colpire i malcapitati con i loro poteri magici per farli incombere in disgrazie e sventure.
Meritano una menzione speciale quegli yōkai che hanno le sembianze di oggetti di uso comune chiamati tsukumogami (付喪神), spiriti delle cose. In Giappone infatti si crede che un qualunque oggetto che abbia compiuto cento anni diventi uno spirito. La forma dello yōkai che nascerà da tale oggetto dipenderà non solo dalla forma di quest’ultimo ma anche dalle sue condizioni e dall’uso che ne è stato fatto. Un esempio tipico di tsukumogami è il karakasa (唐傘), vecchio ombrello, raffigurato con un solo occhio, un solo piede e una lunga lingua che sporge da una bocca aperta.
BAKEMONO
Il termine bakemono (化け物) significa “cosa che cambia”, un suo sinonimo è obake (お化け) parola onorifica per definire la stessa entità. Essi hanno cambiato la proprio natura, il proprio aspetto e proprio per questo sono considerati molto pericolosi dai giapponesi. Ogni animale raggiunta una certa antichità acquisisce, oltre a potenti poteri magici, anche la capacità di mutare la propria forma. I mutaforma più ricorrenti sono le volpi, i procioni e i serpenti. La maggior parte degli obake ha una grandezza eccezionale, una pelliccia dal colore particolare e, nel caso di volpi e gatti, un numero variante di code. Tra i bakemono più famosi ricordiamo le kitsune (狐), volpi in grado di assumere sembianze umane (di solito quelle di giovani e belle donne) per trarre in inganno gli uomini. Più una kitsune è vecchia, saggia e potente, più il suo numero di code aumenta, fino a un massimo di nove.